martedì 30 dicembre 2014

Copione e parti per la I B


PERSONAGGI (in ordine alfabetico)
Achille: Robert
Afrodite: Stefania
Agamennone: Tomas
Aiace Telamonio: Pietro
Andromaca:Margherita
Apollo: Giulia
Atena: Noemi Coppola 
Briseide: Arianna
Calcante: Emma P.
Cassandra: Denise
Ciclope: Giorgia
Criseide: Linda
Crise: ??

Cupido: figlio piccolo della professoressa 
Dioméde: figlio grande della professoressa 
Ecuba: Noemi
Efesto: Arianna
Elena: Giorgia
Enea: Nicole
Epèio: Linda
Era: Jennifer
Eris: Emma P.
Ettore: Tommaso
Menelao: Andrea P.
Musa della poesia: Emma V.
Musa del ballo: Elena
Musa del canto: Carlotta
Paride: Cristian
Patroclo: Marco
Peleo: Andrea T.
Priamo: Andrea P.
Teti: Alessia
Ulisse: Riccardo
Zeus: Riccardo

 


Musa della poesia (Emma):
Benvenuti mortali, siete pronti per un gran viaggio?
Ci vuole attenzione e grande coraggio
Vi porteremo sull’Olimpo e poi a Troia,
non temete, ci saranno emozioni e mai noia.
Chi sono io, mi chiedete?
Sono Calliope e non ridete…
Sono una musa molto speciale,
con me non vi capiterà alcun male
Ho ispirato Omero e l’ho guidato
Ora il suo nome non verrà mai dimenticato.

Musa del ballo (Elena):
Omero è il leggendario compositore dei due più grandi poemi greci: l'Iliade e l'Odissea.
Molti discutono se sia realmente esistito. Alcuni mettono in dubbio anche la veridicità di ciò che ha scritto.
Beh, io vi dico questo. Se l'Iliade è basata su un mito, la guerra di Troia è realmente esistita,  ma non è della realtà della storia che questo poema narra.
Dal punto di vista mitico, tutto cominciò così.
La mela d' oro è il frutto lanciato da Eris, dea della discordia, sul tavolo dove si stava svolgendo il banchetto in onore del matrimonio di Peleo e Teti dal quale nascerà Achille.
La dea, per vendicarsi del mancato invito alla festa, aveva inciso sul frutto  la frase "Alla più bella", e l'aveva lanciato a Paride, cosicché il principe troiano lo desse alla dèa che egli riteneva la più bella.


Musa del canto(Carlotta):
Scoppiò dunque una lite furibonda fra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza, e Atena, figlia di Zeus.
Le tre dee, per aggiudicarsi il pomo, gli promisero diverse ricchezze: Era, la potenza; Atena, la saggezza e Afrodite l' amore della donna  più bella del mondo: Elena.
Vinse Afrodite. E da quel che seguì ebbe inizio la terribile guerra di Troia,  di cui l'Iliade racconta gli ultimi cinquanta giorni.

In scena  Teti e Peleo durante il banchetto di nozze; 

INTRODUZIONE MUSICALE

TETI: 
Il grande giorno è arrivato
e Peléo ho sposato!
Sono una dèa, ninfa del mare
ma di un uomo mi sono andata a innamorare.
Da questo matrimonio io già so
che un eroe, Achille, genererò.


PELEO:
Son anch'io felice di sposare
te, Teti, ninfa del mare!
Non posso saper ciò che il futuro ci riserverà,
ma son sicuro che nostro figlio valoroso crescerà.
Grazie a voi, potenti dèi, per aver partecipato,
della vostra presenza sono onorato
Ho atteso tanto questo momento,
ma adesso ho un oscuro presentimento:
che la nostra gioia verrà offuscata
dall'unica assente, la dea irata.


ERIS: 
Così non mi hanno invitata!
quegli Dei mi hanno proprio umiliata.
La mia rabbia non sarà placata,
come ho potuto essere stata cacciata?
me la pagheranno per quel che han fatto,
soprattutto Eros, quell’impiccione maledetto.

ERA: 
O Paride, se a me la mela d’oro attribuirai,
potere sommo tu conquisterai!
Sai chi ti sta parlando? Io sono Era
regina, madre, degli dèi signora:
Se scegli me, non te ne pentirai!

ATENA
Paride di Troia, di Priamo figlio
scegli me, è questo il mio consiglio,
tu sai chi sono e che ti posso dare:
esser più saggio ti potrà tornare!

AFRODITE
Tu sai chi sono, vero?
Guardami bene, non potrai sbagliare!
Sol’io l’amore ti posso consegnare:
quello da sogno, unico, sincero,
della più bella del vostro mondo intero:
Elena, dico.
 se impalmare tu, poi, la vorrai,
 la mela d’oro certo a me darai!

PARIDE: 
Ah beh, se in questo modo la mettete,
divine donne mitiche,  immortali,
difficoltosa scelta mi lasciate!
Potere? Uhm… Saggezza? Ehm… Amore?
Sì, ho scelto: non si comanda, al cuore!

Note di regia: Paride dona quindi la mela d’oro ad Afrodite.
Appare Elena in tutta la sua sfolgorante bellezza.

ZEUS

Io sono il padre di tutti questi dèi:
ma  ce n’è uno, un’entità suprema (indicare verso l’alto)
a tutti superiore, anche ai miei
voleri: è il Fato, cui nulla si comanda,
e uomini, donne e dèi, ci governa.
Di Paride non posso vendicarmi,
neppure se mi ha offeso la figliola
e la moglie, che ancor non si consola!
Debbo restar neutrale, in questa guerra
e guardar cosa il Fato ci disserra.

ATENA: (parlando al pubblico) E fu così che la città di Troia decretò la sua fine.

Era, moglie di Zeus, ed io, Pallade Atena
tenemmo  per i Greci, detti Achei.
Afrodite, invece, e con che pena
stette con Ilio e con i suoi eroi.
L’aedo Omero tutto vi racconta
nel poema che ora ascolterete:
dal rapimento di Elena, dall’onta
subita dagli Achei, e poi vedrete
di Achille l’ira e la vendetta pronta…
Insomma molto vi sarà detto, ma non temete:
bandita sarà la noia, e…riderete!

1° STACCO MUSICALE

Musa della poesia (Emma): Da nove anni gli Achei assediano la città di Troia che, nonostante tutto, continua a resistere. Crise, troiano, e sacerdote di Apollo, si reca al campo acheo per riavere la figlia Criseide, catturata e consegnata al capo degli Achei, Agamennone, come sua schiava.

CRISE
O Agamennone! Ridammi la fanciulla! Immediatamente!
Mia figlia, amata tanto, immensamente!

AGAMENNONE: 
Ah Ah Ah (ride con disprezzo)
Stolto Troiano! Mi prendi per stupido?
La fanciulla non restituirò
fin quando questa guerra io vinto non avrò!

Musa del ballo (Elena):      Crise fa sacrifici ad Apollo per pregarlo di intervenire a suo favore nella vicenda.

APOLLO:
Me la pagherà Agamennone, capo degli Achei!
A quel presuntuoso di Micene
scatenerò contro l’ira degli dèi!
E con le mie frecce, come si conviene,
frecce infallibili, d’argento
l’Atrìde assaggerà il mio talento.
E’ in mano mia, infatti, qualunque malattia:
e mentre con le schiave quegli stolti si dilettano nelle feste,
io, coi miei poteri, scateno nel campo loro una terribile peste.

Musa del canto (Carlotta):   Gli Achei non comprendono tuttavia la causa di tale pestilenza: per scoprirla interpellano l’indovino Calcante.

Note di regia: Una rappresentanza di Achei  si reca dall’indovino Calcante.


Rappresentanti degli Achei (Ulisse, Aiace, Patroclo): Veniamo in rappresentanza degli Achei,
                                           o Calcante, consulta per noi gli dèi!
                                            Da che cosa è provocata questa pestilenza
                                            che arriva a noi con tanta violenza?
Calcante parli in modo estremamente lento, con molte pause: egli infatti sta vaticinando!

CALCANTE
Finché Criseide non sarà liberata,
 l’ira di Apollo non verrà placata.
L’orrenda pestilenza continuerà
 fin quando Apollo non si calmerà.

Musa della poesia (Emma):  Gli Achei si recano quindi da Agamennone per pregarlo di restituire la schiava Criseide. Il capo dei guerrieri greci deve cedere, ma pretende, in cambio, la schiava di Achille, Briseide.

Note di regia: sulla scena Agamennone si dirige presso la tenda di Achille e prende Briseide.
Achille entra in scena furioso.
CRISEIDE:
A mio padre e alla mia patria presto tornerò
e queste tristi tende più non rivedrò!!
La mia bellezza e la mia allegria
sono state, ahimè, la causa di una grande moria...

BRISEIDE:
Io Criseide cara, sarò scambiata
con te che sei tanto fortunata
Ma tutto sommato io non mi lamento
finchè sto con Achille, il mio cuore è contento
Adesso Agamennone mi vuole
e il mio animo per questo mi duole
Con Achille voglio restare,
ma temo che presto mi toccherà andare...

ACHILLE:
Agammennone! Ti impongo di restituire
la schiava che mi hai voluto rapire.
Se Briseide non mi vorrai ridare,
la  vittoria te la puoi scordare!
Voglio proprio vedere come farai, 
senza di me, a vincere: a Micene tornerai 
miserrimo, con la coda tra le gambe
 e i Troiani ti leveranno anche le mutande!

AGAMENNONE:
O Achille, non farla tanto lunga
è inutile che stai qui a gridare!
Son nove anni che la guerra si prolunga
se eri così bravo, tu lo potevi dimostrare!
Idea non cambierò: vattene a strillare
da mammina tua, la dea del mare.

ACHILLE: 
Ah sì? Così la metti?
Te la sei voluta!
Io non combatterò più
né per i tuoi guerrieri, né per te.
Mi ritiro nella mia tenda
non ci sarà più ragione che tenga.

ATENA
Io, Pallade Atena, dèa della sapienza
ti chiedo, Pelìde Achille, la pazienza
di frenare questa ira funesta
che ai Troiani sarà come una festa.
Non toccare le armi tue infallibili
per  tutti i tuoi nemici tanto terribili!
Placa il tuo furore spaventoso:
rivolgiti all’Atride presuntuoso
sol con le parole, e non con la tua mano:
pur se della rabbia tu senti il richiamo,
io ti dico che arriverà il giorno in cui
perdono ti chiederanno i tuoi Achei.


Musa del ballo (Elena): Achille, offesissimo, si ritira e va a sfogarsi da sua madre, la ninfa marina Teti.

Note di regia: Teti si immerge e poi riemerge dal mare, quando intravede suo figlio Achille.
Il mare verrà fatto con teli azzurri di stoffa lucida (tipo fodera), mossi da coppie di bambini – assieme agli scenografi – a simulare le onde.

TETI
Povero figlio mio!
comprendo la tua ira
l’Atrìde, di certo, delira!
Più di quel che ho fatto, tuttavia
per nasconderti alla sorte che ti aspetta
io non posso. E’ Afrodite, quell’arpia
che ha scatenato la guerra maledetta.
Non ci resta che implorare
il padre Zeus perché si trovi
un modo per vendicarti:
Almeno lui, provi.

Musa del canto(Carlotta):  Teti si reca sull’Olimpo a parlare con Zeus.

ZEUS
Cosa possiamo inventare
per riuscire la guerra a fermare?
Esser ci dovrebbe pace, e amore
e invece laggiù c’è solo guerra e dolore.
Afrodite! Tu l’odio hai scatenato:
da te proprio non me lo sarei aspettato!

ERA: 
Ben detto, marito mio! Oh, finalmente
tra gli dèi c’è qualcuno sano di mente!
Io ti dico questo, caro amore:
finché Elena non sarà restituita
continuerà l’odio, e l’orrore
e la mia stizza non sarà placata!
Come ha osato, Paride, ad Afrodite dare
la mela d’oro per la più bella decretare?

AFRODITE :
 Falla finita, vipera invidiosa,
tu non sei altro che acida, e gelosa!
Guarda un pochino tuo marito
e in questa guerra non ficcarci il dito!
Sempre il tuo sposo trova nuove amanti
mentre il mio forgia armature scintillanti!

ERIS: (sghignazzando divertita si gode la sua vendetta)
Ma guarda  che po’ po’ di gallinaio
ho messo su per questa mela d’oro!
Son proprio soddisfatta: un altro paio
di risse e di duelli, e in mezzo a loro
non basteran neppure armi d’acciaio!
Così impareranno a spese loro
cosa è voluto dire trascurarmi:
avrebbero fatto meglio ad invitarmi
a celebrar le nozze assieme a loro!

Musa della poesia (Emma):  L’esercito acheo privo del sostegno di Achille e del suo migliore amico Patroclo e dei suoi guerrieri (i Mirmidoni) comincia a subire una serie di sconfitte, nonostante l’eroismo dei suoi uomini.  Inizialmente sono il troiano Paride e il greco Menelao a scontrarsi:

MENELAO
Paride, troiano disgraziato
la bella Elena, mia moglie, hai rapito:
ed ora questa guerra ti sei cercato,
cerchi di sfuggirmi, “eroe” svampito?

PARIDE
Menelao, di te non ho paura !
Schiatta d’invidia per questa armatura
così decorata, scintillante
e per Elena, di già mia amante.

Note di regia: Elena entra correndo e si rivolge al pubblico.

ELENA
Il Fato ha voluto
questa guerra terribile e funesta!
Paride, io ti ho creduto mio:
Menelao adesso mi detesta.
Ora  si vogliono sfidare
e me, in premio, al vincitore dare.

MENELAO
Basta con le chiacchiere! Combattiamo
perché , anche se mi ha tradito, io Elena amo
e  proprio ad ogni costo la rivoglio:
e te, Paride, ti attacco a quello scoglio!

Musa della poesia (Emma):  Durante il combattimento Paride si trova in difficoltà …

PARIDE:
Menelao, mi hai al fin sorpreso!
non pensavo di trovarmi arreso:
Salvami, o mia dèa, mia Afrodite!
 Quel greco  le braccia non ha indebolite!

AFRODITE: 
No, Paride, tu non morirai
Elena ai Greci tu non renderai!
Di questo ho fatto proprio il mio puntiglio
ti salverò come se tu fossi mio figlio.

Musa della poesia (Emma): infatti, quando Paride sta per essere ucciso da Menelao, la dea Afrodite lo protegge avvolgendolo in una nube e lo mette in salvo.



Musa del ballo (Elena): Greci e Troiani sono coinvolti in una mischia: imprese eroiche sono compiute da Agamennone che riesce addirittura a ferire Enea, troiano, figlio di Afrodite e persino alcuni dèi corsi in aiuto dei Troiani.

AGAMENNONE: 
Io, figlio di Atreo, guerriero temerario,
e con questa grossa pietra, Enea, ti sconfiggerò!
Grazie ad Atena ogni duello vincerò
non mi arrenderò davanti al mio avversario!

ENEA: 

A parte: O madre mia, ti prego, salvami
prima che Agamennone possa uccidermi!
Sotto il tuo velo avvolgimi
e al crudele destino sottraimi.
(Rivolgendosi ad Agamennone): 
Diomede pensi che strabiliante,
sia questo gesto tuo inconsulto?
mi farebbe più male il morso di un lattante
la tua sfida, solo, mi sembra un vero insulto!
Do una sconcertante news a te e ai Greci:
noi Troiani vi schiacceremo come teneri ceci!

Musa del canto (Carlotta): Anche Ettore, figlio di Priamo, re di Troia entra in battaglia: sfida addirittura il più forte di tutti i Greci dopo Achille, ovvero Aiace Telamonio.


AIACE TELAMONIO:
Ti consiglio, Ettore di arrenderti a me, 
che di Salamina sono il re;
Sono grande, potente, audace
posso far di Troia una fornace!
Credi di resistere alla mia furia?
Sei un illuso: non c’è scampo alla mia ingiuria!

ETTORE:
Non scapperò da te, non ho paura del tuo dardo:
è inutile che fai tanto il gagliardo!
Aiace, ti credi tanto furbo?
Ma sarai tu a filar via, e col turbo!

Musa del canto (Carlotta):  Ben presto, tuttavia i Troiani prevalgono e gli Achei, senza Achille, si trovano in difficoltà. I capi valutano la situazione con Ettore che li guarda dall'alto delle mura.

AIACE:
Greci! Senza Achille la guerra perderemo:
e se a Menelao la moglie non restituiremo
v’immaginate che figura barbina
si fa con i Troiani e con la bella ricciolina?

ACHILLE: 
Nooooooooooooooo!
Io rimango sulla mia decisione
e me ne ritorno nel mio tendone.

ETTORE
Quegli Achei si credon vincitori
ma, come guerrieri son dei millantatori!
Pensate, si ritenevano  i più valorosi
ma sono soltanto dei gran  presuntuosi!
Alle loro navi fuoco e fiamme appiccherò
finché tutte quante non le brucerò.

Note di regia

Musa della poesia (Emma):  Alla fine Patroclo va nella tenda di Achille e così gli si rivolge...

PATROCLO
Se tu, Achille, i  Troiani non vuoi più sfidare
le tue armi indosserò  ed al tuo posto mi darò da fare!
Se poi sarò io l’eroe dell’esercito greco
tu, invidioso, non guardarmi di sbieco.
Se invece in battaglia dovessi morire
prometti, cugino mio, di non soffrire.

ACHILLE:
Sono irremovibile, lo sai
che quando prendo una decisione
neanche tu , Patroclo,  riuscirai
a farmi mutare d’opinione.
Non intendo più muovere un dito
per quell’oltraggio che il re di Micene
ha osato farmi, stupido ed ardito
segnando con la sua, dei Greci, la più che certa fine!

Musa del ballo (Elena):  All’inizio il piano di Patroclo di fingersi Achille sembra funzionare: i Troiani fuggono spaventati ed egli ne fa strage.

PATROCLO: (rivolgendosi ad un gruppo di guerrieri che lo seguono)
Compagni miei,
dobbiamo vincere ad ogni costo
ed i Troiani farceli arrosto!
Il fuoco è bello e acceso
lo spiedo è qui appeso (muove la spada)
non dobbiamo avere paura:
sarà Elena a prepararci la frittura. 

Musa del canto (Carlotta):  Ma Ettore non fugge.
E’ questo un momento più importante del poema, che dimostra lo straordinario eroismo dell’eroe troiano.

APOLLO
Ettore, non farti ingannare:
quello che vedi è l’amico di Achille
Patroclo, che con le sue armi fa faville.
Achille sta nel suo tendone
col muso lungo e  con un gran magone
A forza di star fermo c’ha una panza
dopo tutta quella frittura di paranza.

ETTORE
Ti affronto, semidivino Achille
senza paura e con la forza di mille:
Credi forse di essere imbattibile?
sappi che anch’io so essere terribile!


PATROCLO
Ettore bello, non mi fai paura:
non me la faccio certo nell’armatura!
Prova ad uccidermi, poi vedrai
che gran caos combinerai.

Musa della poesia (Emma): Ettore, tuttavia, nel  duello ha la meglio e Patroclo muore.

Note di regia:  La scena si sposta quindi nell’accampamento, nel quale Achille viene a conoscenza della morte del suo migliore amico.

ERA : (a parte
Ohi Ohi! Che s’è combinato…
santi numi! che lutto disgraziato!
E ora? chi lo dice ad Achille, del cugino
che ha fatto la fine del topino?
Vedrai, la tocca a me, questa faccenda:
sono o non sono regina da leggenda? (compiaciuta)
(parlando dall’alto dell’Olimpo, si rivolge ad Achille)
Achille? Oh! Ci sei? di tutti i  Greci
il più gagliardo e iroso, il semidio?
Via, non farti più chiamar con mille preci
Achille, ascoltami: son Era…Ehi! Son io!
Mi dispiace dirtelo, così di brutto:
Patroclo è stato da Ettore sconfitto
e non solo… hai capito, no?! E’ morto!


ACHILLE: (ode il richiamo dall’alto esce dalla tenda piangendo e disperandosi…)
Chi ha ucciso mio cugino si presenti:
ammazzerò lui e tutti i suoi parenti.
Lo so che è stato Ettore, quel bruto
vado, lo ammazzo: fin troppo ha nuociuto!


AGAMENNONE:  (rivolgendosi ad Achille)
Achille, su, smetti  di oziare, falla finita!
Briseide è stata già restituita.
E’ ora di combattere se vorremo
la vittoria riportare, e trionferemo.
Fallo almeno per l’amico tuo:
peccato! Eravate proprio un bel duo!


Musa del ballo (Elena):  Achille ha deciso di tornare a combattere per vendicare Patroclo: ma ha bisogno di una nuova armatura! 
Gli Achei si recano quindi da  Efesto, dio della tecnologia, il grande fabbro degli dèi.
Li accompagna Teti, madre di Achille, che, in quanto dea, ha forse gli argomenti giusti per convincere il capace collega a darsi da fare, al meglio delle sue capacità.

TETI: 
O dio del fuoco e di quell’arte forte
che si forgia nei vulcani spaventosi:
perché mio figlio Achille la sua morte
non incontri ancora; e perché osi
sfidare i protetti d’Afrodite
fàgli un’armatura nuova, di pirite
di ferro, d’acciaio, d’oro, di diamante
tutto, purché si salvi. Tu, che sei l’amante
della bella e feroce mia nemica,
tu lo puoi far, in men che non si dica.

EFESTO: 
Uffa! Mi tocca sempre lavorare!
Sette camicie mi devo sudare,
e da solo me le devo lavare,
perché Afrodite non sa stirare,
e tutto il giorno si sta a specchiare.
Ora mi tocca nuove armi forgiare
per Achille e per la sua battaglia:
me stesso ora dovrò superare
perché abbatta quella canaglia.
Il bello è che devo concentrarmi
per fare alla svelta nuove armi
con cui Achille dovrà scontrarsi
…oh, disdetta!...
coi protetti di Afrodite:
la mia bella moglie, mia diletta!

UN CICLOPE, assistente di Efesto
Oh grande Achille!
qui,tra colpi di martello e scintille,
nella mia fucina lavoro con gran cura
per forgiarti una nuova armatura.
Al tuo servizio metterò la mia arte
perché tu alla battaglia prenda parte:
che questa corazza tanto splendente e forte
possa proteggerti dalla morte.
Forgiata da Efesto questa spada
tra i nemici ti farà di certo strada,
agendo per te e per i tuoi amici cari
cosicché tu possa in battaglia trionfare
ed una gloriosa vittoria senza pari
in breve, sui nemici,riportare.

ATENA (prendendo da Efesto le nuove armi , le porge ad Achille):
Ecco, pelìde Achille, mio divino
la tua nuova, agognata lancia:
pensa a Patroclo, al tuo caro cugino
quando ad Ettore la metterai in pancia!

ACHILLE: (prendendo da Atena la lancia)
Grazie, o dèa sapiente ed imbattibile
grazie ad Efesto e a te sarò terribile:
con questa mia nuova sfolgorante armatura
per i Troiani certo sarà dura!
Io, il valoroso Achille, con la mia lancia farò scintille
e riportando la vittoria da Troia condurrò l’esercito alla gloria!
Chi ha ucciso mio cugino si presenti:
squarterò lui, e tutti i suoi parenti!

Musa del canto (Carlotta):  Con l’arrivo di Achille in battaglia le sorti della guerra cambiano:
Achille fa strage dei Troiani e giunge ben presto sotto le  mura della città.

PRIAMO
Gli Achei stanno per arrivare:
le mura tra poco potranno sfondare:
occorre aprire le porte immediatamente
per accogliere i fuggiaschi, e tra la gente
di Troia riaverli. Ci salverà di certo
l’eroismo del mio figlio più esperto:
Ettore, dei miei cinquanta il più forte
non teme niente, e neppur la morte.

Musa della poesia (Emma): E’ arrivato per Ettore il momento finale: l’eroe troiano decide di uscire dalle mura della città e di sacrificare la propria vita affrontando Achille. 
Gli corre incontro, presso le porte Scèe di Troia, Andromaca, la moglie, col figlioletto Astianatte,  e  supplica Ettore di desister dal suo intento:


ANDROMACA:
Ettore!  non partire
per andare a morire…
se a combattere andrai ,
in pericolo ti ritroverai!
puoi ancora fuggire via,
e passare la vita insieme alla mia.
Ettore…non partire!!
so già che andrai a morire.
Disubbidisci a te, al tuo destino
fallo per me, e per il nostro bambino!
Caro, non voglio che tu muoia
sarò finita io, lui, e tutta Troia!

ETTORE: 
Moglie amata, tu, che mi conosci
non puoi fermarmi, questo tu lo sai.
C’è un amore più grande, tu lo riconosci
quello che ci fa esser degli eroi.
Io so che morirò, sì: ma di certo
di questo poema qui che noi cantiamo
questo che adombra di Troia la conquista
sarò chiamato  il vero protagonista.

ANDROMACA: 
Hai tu deciso, amor mio? E dunque
son certa di non aver sposato uno qualunque.
Non ti piega la pena, non ti stringe il cuore
di lasciare per sempre il tuo amore?
E sia. 
Se tu sei l’eroe di questa storia
io  voglio condividerne la gloria.
Addio, amor mio, amore, amore
tu  resterai per sempre nel mio cuore!

Musa della poesia (Emma):  (i tre attori che impersonano Achille, Ettore e Priamo mimano le scene)
Come estremo tentativo di salvare la patria, Ettore resta solo fuori dalle mura della città di Troia e decide di affrontare Achille. Il duello, lungo e terribile, si conclude con la morte di Ettore, poiché Achille è un semidio e pressoché invulnerabile.
Musa del ballo (Elena):  Achille, colmo di furia per la morte di Patroclo, non si placa con la vittoria. Ancora furioso,  non rispetta il cadavere di Ettore ma infierisce su di lui, contrariamente alle leggi degli uomini pietosi e degli dei.
Musa del canto (Carlotta): Quindi torna nell’accampamento, presso le navi achee ed ordina di celebrare con grandi onori la morte di  Patroclo.
Dopo la morte di Ettore, Troia è perduta.
Musa del ballo (Elena): Il suo re, Priamo, invecchiato terribilmente, vuole solo riavere suo figlio per poterne onorare le spoglie. Si reca dunque, sfidando ogni pericolo, all’accampamento dei Greci, e si trascina alla tenda di Achillle.
Sulle prime, il Pelide ancora rifiuta di consegnare il cadavere straziato di Ettore a suo padre, ma poi, impietosito dal pianto di Priamo che gli ricorda il suo papà, cede.
Il corpo di Ettore viene restituito e il poema della guerra di Ilio, l’Iliade, si conclude.

2° STACCO MUSICALE

Musa del ballo (Carlotta): La guerra, però, non termina con la morte di Ettore.
Tanti altri eroi perirono dopo di lui:  Achille,  Paride, Aiace di Telamone… Achille fu colpito da Paride, Paride da Filottete e Aiace si uccise, per la rabbia che le armi di Achille fossero  andate ad Ulisse e non a lui…
Il re di Itaca non era sicuramente il più forte dei guerrieri greci, ma era il più furbo e fu grazie a lui se gli Achei riuscirono ad abbattere Troia.
Musa della poesia (Emma): Tanti anni fa ispirai anche queste vicende nella mente di Omero, e qualche tempo dopo di Virgilio, che le mise nell’Eneide. Volete che le raccontiamo anche a voi?
Allora ascoltateci...

3° STACCO MUSICALE

Musa del ballo (Elena):
Continua l’assedio della città di Troia, anche dopo la morte di Ettore.
I Troiani sono ancora asserragliati nella rocca, che sembra davvero inespugnabile!
Ma c'è qualcuno tra i Greci che sta elaborando un piano...

Ulisse :
La fine di questa guerra maledetta
noi dobbiamo, Epèio mio, trovare
Perché la dea malvagia non si metta
ancora , contro di noi, a tramare.
Son morti tutti i miei compagni cari
ed io a casa mia voglio tornare.

Epeio:
Ulisse, re di Itaca:  al tuo servizio metto,
la mia mano di capace architetto .
io, come te, credo che non col sangue
ormai, ma con l’intelligenza sola
potremo finire questa lotta che langue
e che, ogni giorno che passa, ci sconsola.

Ulisse:
Ecco: con il  legname, tutto il reperibile
 poni mano ad un cavallo enorme
e tanto bello che sia impossibile
non volerlo accogliere nella città che dorme.
Facci una porta ed una cavità
io con questi uomini vi penetrerò (indica Menelao e Diomede)
e nascosto là dentro aspetterò:
il momento giusto, poi, capiterà.
La dea dagli occhi azzurri  mi protegge:
colei che dentro all’animo mi legge.
(Appare accanto a Ulisse Atena, avvolta in un velo azzurro)

Ma come riusciremo, amico astuto
a farci portar dentro, nel cavallo?
I Troiani, lo sai, hanno un gran fiuto
non è facile, di certo,  coglierli in fallo!

Ulisse:
La guardia loro dobbiamo ingannare :
 dovranno credere che abbiamo abbandonato
l’accampamento sulla riva del mare
e che l’assedio abbiamo levato.
Invece noi ci nasconderemo
dietro all’isoletta di Tènedo, laggiù…

Menelao:
Già! e invece noi gli piomberemo addosso
quando col cavallo avremo penetrato
la “sacra rocca d’Ilio”. E a più non posso
gliene daremo. E …via col nostro agguato!

Diomede (figlio professoressa Laffi):
Ma come pensi Odisseo
d’entrare in città
ed ai Troiani fare “Marameo”?

Ulisse: (sempre con Atena accanto)
Oh, è facile ingannare orgoglio d’uomo
che si crede stirpe degli dèi.
Crederanno che sia di quelli un dono
e che lor son davvero degli eroi!
Lasciate fare a me, anzi, a noi (guardando Atena)

4° STACCO MUSICALE

Musa del canto (Carlotta): Siamo nel palazzo reale di Troia. 
Il re Priamo discute con la figlia Cassandra: egli vuole fare entrare il cavallo, che tutta la popolazione ritiene un dono degli dèi. 
Cassandra, invece, che ha avuto in sorte la terribile facoltà di predire il vero, ma di non venir mai creduta, cerca di dissuaderlo.


PRIAMO:
Voglio che vengano spalancate
le porte della mia città
e che si accolga con canti e serenate
quel magnifico dono che sta là! (Indica il mare)

CASSANDRA
O re Priamo, non aprire le porte:
di tutta Troia tu causerai la morte!
Io vedo nel futuro e in quello vedo
quel che canterà un altro aedo
meglio di me, nell’Eneide.
Parlo di un cavallo, dono immenso
e perfido dei Greci: non fidarti!
Credi alle mie parole, padre caro
se non vuoi per noi esito amaro!

ECUBA
Marito mio, son qui che aspetto:
Perché dubiti nel  far entrare quel  destriero
di legno ma sì ben fatto e così perfetto
che sembra, pur gigante, essere vero?

Musa del ballo (Elena): Il cavallo viene portato in città, tra il tripudio della folla. 
Quando appare Elena, sfolgorante di bellezza, tutti tacciono. 
Lei ha capito che c’è lo zampino di Ulisse, e cerca di ingannare i Greci. Con la sua voce ammaliante chiama i guerrieri achei come facevano le loro mogli e compagne.

ELENA:
Amore! Tesoro! Sei tornato a casa? Da me?
Che meraviglia! E' finita la mia noia… aspettavo te!
Scendi amore mio dal destriero,
scendi, amore mio, amore vero!

Musa della poesia (Emma): All’interno del cavallo c’è un parapiglia: alcuni sono sedotti dalla voce di Elena, e vorrebbero rispondere: ma Ulisse li ammutolisce. 

Durante la notte, mentre la città è addormentata, i guerrieri achei, comandati da Ulisse e Menelao, mettono a ferro e fuoco la città. E’ la fine.

Si salva solo Enea, che, con il padre Anchise sulle spalle e, per mano il figlioletto Ascanio, abbandona la rocca sacra d’Ilio. Alla ricerca di una nuova patria, guidato dalla madre, Afrodite, giungerà, anni dopo, in Italia.

FINALE  IN MUSICA